Ecco due visioni molto diverse tra loro riguardo alle feste punk del partito che è al governo. La prima, quella dell’appuntamento da non perdere, è sicuramente la più seguita dai punks nostrani. La seconda, quella della situazione da evitare come la peste affinchè i partiti non usino il giochino del punk & il punk non usi il giochino dei partiti, evidentemente molto meno. Ma a voi valutare….
“La storica punk band (famosa per i suoi concerti violenti nei quali il pogo era assatanato e durante il quale volavano botte da orbi) capitanata da Steve Soto e Tony Cadena è venuta a farci visita direttamente da Orange Country, California, dopo 30 e passa anni di onorata attività portandoci il loro hardocre punk strepitoso. Bando alle ciance, cominciamo con il reportage. Purtroppo arrivo tardi e mi perdo completamente l’esibizione dei ferraresi Overdrive Banzai, ma riesco a vedere qualche pezzo degli Antares, band coi controcoglioni che mi è piaciuta abbastanza nonostante io abbia sentito pochi pezzi. Il palco è in fondo alla festa, vicino al palco in cui suonavano liscio. Ecco è stato bellissimo passare e vedere prima i vecchietti che ascoltavano il liscio e poi centinaia di punk incazzati neri che aspettavano solo gli Adolescents per menarsi. Qualcosa di unico, lo posso garantire. Il palco era sotto a un tendone in mezzo al verde e non c’era polvere, una cosa favolosa, ma soprattutto era basso e non c’erano la transenne. Ricapitoliamo: storico gruppo punk, pogo assicurato, stage diving garantito e niente transenne. Che cosa volete di più? Verso le 22.50 la band inizia a salite sul palco e io mi avvicino. Già subito al primo pezzo comincia il delirio e ci si scatena sotto al palco. Pogo pesissimo, bolgia enorme, stage diving continui, voli di ogni specie e casino di ogni sorta. Insomma, per quanto io vi possa descrivere tutto quello che è successo li sotto non potrò mai rendere davvero l’idea di cosa è stato. Bisognava davvero esserci per capirlo. Li sotto c’era il vero punk, l’attitudine vera, la passione di centinaia di persone, una grande famiglia felice di punk di ogni sorta. Il gruppo si esibisce per poco più di un’ora, regalando una grande perfomance, incoraggiando tutto ciò che avveniva sotto al palco e divertendosi. Infatti ciò che adoro di queste band è che ancora dopo 30 anni e più di carriera si divertono ancora a suonare, e a vedere giovani e gente di ogni età scatenarsi sotto al palco. Alla fine del concerto ero distrutto, sudato, pieno di lividi e con una gamba dolorante, ma tutto questo è stato ampiamente ripagato da grandi emozioni e dall’essere potuto salire sul palco a cantare il pezzo finale di the Kids Of The Black Hole, con annessa invasione di palco ovviamente da parte del pubblico. Sono anche riuscito a stringere la mano a Cadena e a rimediare un autografo di Soto e del chitarrista sul nuovo CD appena uscito. I ragazzi si sono dimostrati disponibilissimi e felici di poter firmare autografi e di stare a contatto col pubblico. Vi sfido a trovarmi gruppi che fanno questo al giorno d’oggi.”
Articolo di Enrico Bonfiglioli che si trova sul sito Roba da Rocker…
Il seguente articolo invece, trovato su liberazione.it, riguarda sempre lo stesso concerto punk organizzato dal PD, ma parla della scelta degli Impact, storico gruppo punk ferrarese, di non partecipare.
Dovevano suonare a What is rock, a Portomaggiore. Sono gli Impact, storica band estense
Mentre Repubblica sbatte in prima pagina il guru Jovanotti e gli fa dire che la musica non è né di destra, né di sinistra, su Estense.com – autorevole sito ferrarese – si può leggere l’intervista a Gigo, leader dello storico gruppo punk che ha deciso di non suonare a un importante festival perché è una manifestazione del Pd. L’intervista dissacra tutti i “miti” della sinistra emiliana, dalle coop all’Arci fino a Fiorella Mannoia e quei cantanti che firmano gli appelli per la Costituzione ma poi continuano a legittimare i festival del Pd senza fare una piega.
Da un lato il musicista riflette sul Pd nazionale visto, più che come partito, come un «trabocchetto per chi culturalmente si identifica a sinistra», dall’altro osserva le ripercussioni sul piano locale, dove il Partito Democratico «ha il monopolio della cultura giovanile anche grazie al suo principale strumento: l’Arci».
Dovevano suonare con gli Adolescents, sabato scorso, il 3 di agosto, così diceva il cartellone fin da aprile. Ma poi il nome degli Impact, storica band hard-core di Ferrara, è sparito dalle locandine di What is Rock, festival in corso a Portomaggiore. «Per chiarezza – scrive il gruppo sul suo profilo fb – What is Rock è un festival finanziato dal Partito Democratico che lo ospita fisicamente all’interno della Festa Democratica di Portomaggiore (FE); in cambio WiR ospita il logo PD su quasi tutti i flyers delle serate accanto a quello di ospiti, partners, ecc.
Nella nostra minuscola città ovviamente questo lo vedono tutti ma sappiamo che altrove il dettaglio non è altrettanto palese. A chi si chiede perché non ci siamo espressi prima rispondiamo che rispetto a tre mesi fa le nostre ragioni oggi sono più che mai evidenti dunque sarà più facile farsi capire. Per quanto ci riguarda, esibirsi e/o collaborare in contesti come quello di una festa del Partito Democratico, a meno che non lo si faccia per esigenze di sopravvivenza, equivale ad alimentare il falso mito dell’appartenenza a sinistra di un’organizzazione invece di estrema destra, palesemente eversiva, guerrafondaia e criminale. Un finto partito che grazie al patto con il suo sodale, l’eversore mafioso S. Berlusconi, ha potuto ingannare la sinistra di questo paese per decenni proponendosi semplicemente come il “meno peggio”. Chi oggi non vede o addirittura nega tale realtà per quanto ci riguarda non può che essere cieco oppure in malafede.
Ammettiamo che stavamo per caderci di nuovo ma per fortuna siamo tornati in noi stessi e abbiamo fatto togliere gli Impact dal cartellone di What is Rock 2013.
A noi piace pensare che almeno su determinate questioni quello dell’intransigenza rimane un valore che in molti dovrebbero riscoprire, specie in quegli ambienti di ispirazione libertaria – come fu anche il movimento hardcore punk – ai quali, malgrado tutto, sentiamo ancora di appartenere.
In pratica, pensiamo che sia necessario ristabilire una certa corrispondenza tra la parola e l’azione altrimenti il ridicolo diventerà inevitabile e almeno per quanto ci riguarda, piuttosto è auspicabile l’auto-estinzione della specie.
Pensiamo inoltre che il mimetismo ideologico di certe organizzazioni sia da combattere senza mezzi termini e che ciò si può fare anche attraverso le proprie prese di posizione; si tratta di piccoli gesti insignificanti che il più delle volte non costano un cazzo ma che argomentati a dovere possono trasformarsi in azione politica esattamente come la scelta della diserzione o la pratica della disobbedienza per un anarchico.
A chi sostiene che la musica non ha niente a che fare con la politica noi rispondiamo che almeno nel nostro caso e nel caso di What is Rock ciò non è affatto vero, come del resto è assai facile verificare in entrambi i casi, e dal momento che a noi non piace l’idea di assumere il ruolo di testimonial di una organizzazione golpista di destra, abbiamo fatto la nostra scelta”.